CENA DI PESCE E PINOLI PER L'UOMO DI NEANDERTHAL



QUANDO l’uomo di Neanderthal aveva un languorino allo stomaco, la sua donna gli preparava una cena a base di molluschi, crostacei, uccelli marini e foche, ma anche cervi, tartarughe e persino pinoli. Menu ricco, come conferma uno studio coordinato dall’archeologo portoghese João Zilhão (Università di Barcellona, Spagna) insieme a Diego E. Angelucci dell’Università di Trento. La rivista Science l’ha appena pubblicato, sottolineando come la familiarità del genere umano con gli ambienti litorali e marini, è più antica di quanto pensato. Ciò rivaluta anche l’espansione umana a territori non collegati da ponti continentali in fasi antiche. Ad esempio la colonizzazione dell’Australia e della Nuova Guinea, avvenuta tra 50-45mila anni fa. Inoltre, va anche riconsiderata la visione tradizionale dei neandertaliani come di gruppi umani adattati esclusivamente agli ambienti freddi dell’ultimo ciclo glaciale o alle steppe e tundre dell’Europa centrale.

COME mangiavano 100mila anni fa è emerso dai reperti rinvenuti nella grotta di Figueira Brava a sud di Lisbona. Il banchetto, rivaluta le capacità intellettive dei Neanderthal: possedevano un buon sviluppo tecnologico, erano capaci di attribuire significato simbolico alle cose e avevano familiarità con il mare e le coste. Nel “menu” infatti si trova infatti una quantità rilevante di cibi provenienti dal litorale o dal mare: molluschi (cozze, vongole e patelle), crostacei (granceole e altri granchi), pesci (squali come lo smeriglio –il cosiddetto vitello di mare– e la verdesca, ma anche anguille, orate, gronghi, cefali), vari uccelli marini o acquatici (tra cui germani reali, oche selvatiche, sule, cormorani, gazze marine, garzette e altri) e mammiferi marini (delfini e foche grigie). La novità di questo studio è che proprio il cibo di origine marina, essendo particolarmente ricco di Omega 3, ne ha favorito lo sviluppo dei tessuti cerebrali. Ai resti di pasto provenienti dalla costa si aggiungono prodotti della caccia, che includeva il cervo, lo stambecco, il cavallo, l’uro e piccole prede quali la tartaruga terrestre.


Notevole anche l’utilizzo di risorse vegetali. Tra i resti carbonizzati sono state riconosciute varie specie tipiche dell’ambiente mediterraneo (l’olivastro, la vite selvatica, il fico, diverse specie di quercia) e in particolare il pino domestico, di cui sono stati rinvenuti soprattutto resti di pigne e gusci di pinoli che consumavano in modo sistematico e organizzato.