OCCHIO SECCO: AUMENTA RISCHIO PER DAD E SMART-WORKING


QUANDO è troppo è troppo. Prima della didattica a distanza, una ricerca indicava poco tempo fa che i bambini, tra i 9 ed i 12 anni, passavano già 4 ore al giorno davanti a schermi e computer, con un picco tra i più grandi, tra i 13 e i 18 anni, di 7 ore al giorno trascorse davanti a dispositivi, ad esclusione dei lassi di tempo dedicati a scopi scolastici. La pandemia Covid-19 ha innescato il motore della didattica a distanza per gli studenti, diventata obbligatoria oggi con il nuovo decreto n.22 (ma diventerà legge l’8 giugno), e ha incentivato lo smart-wotking.

COME fare? Gli esperti internazionali della Società Scientifica americana TFOS (Tear Film & Ocular Surface Society) hanno deciso di dirlo con un video allegro su YouTube, dove insegnano a fare delle pause dalla visione di fronte agli schermi e riposare gli occhi con la regola 20-20-20.
Come afferma il Prof. Stefano Barabino, responsabile del Centro Superficie Oculare e Occhio Secco dell’Ospedale L. Sacco di Milano: “L’esposizione prolungata a schermi digitali determina una più rapida evaporazione del film lacrimale, quel sottile strato di liquido che riveste la superficie oculare. Il motivo risiede nello scarso o incompleto ‘ammiccamento’, blink in inglese: gli occhi vengono strizzati meno di frequente e questo rallenta la diffusione del film lacrimale sulla superficie dell’occhio con conseguenze che vanno dall’affaticamento al bruciore, dall’irritazione al dolore. Se lo stimolo persiste a lungo questo provoca una infiammazione che può diventare cronica. Studi hanno dimostrato che la visione di fronte a schermi digitali determina una diminuzione del rateo di ammiccamento del 40%”. Sbattere le palpebre serve a mantenere intatto il film lacrimale, un sottile strato di acqua e lipidi (grassi) sulla superficie dell’occhio che ci fa vedere nitidamente e ci protegge da corpi estranei e sostanze irritanti.

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