GUIDA AUTONOMA, UNITRENTO COSTRUISCE L’AUTO CHE IMPARA SOGNANDO

QUANDO si pensa a un’auto da sogno è normale. Quello che è irreale è invece pensare a un’auto che sogna. Ecco, ora il sogno è diventato realtà. Perché imita il comportamento di un guidatore umano, il sistema cognitivo artificiale sviluppato nei laboratori dell’Università di Trento (qui il funzionamento). Delle potenzialità del sistema sviluppato negli ultimi tre anni nell’ambito del progetto Horizon2020 “Dreams4Cars” è convinto Mauro Da Lio, professore del Dipartimento di Ingegneria industriale dell’Ateneo di Trento, che ne è stato il coordinatore. «In un’auto prototipo il software dell'agente che emula il comportamento di un guidatore umano e apprende come nel sonno ha funzionato» afferma. La tecnologia robotica di Dreams4Cars, come un “cervello artificiale” molto rudimentale, si ispira alla biologia e simula processi cognitivi umani sia durante la guida sia nella successiva rielaborazione, la fase che nell’uomo corrisponde al sonno e al sogno. In questo modo il guidatore artificiale intende addestrare se stesso a situazioni critiche e a scenari immaginari, ottenuti ricombinando esperienze reali e che si potrebbero presentare sulla strada. Lo scopo è far evolvere il sistema cognitivo artificiale di queste auto, quando non sono in esercizio. Il progetto adotta un approccio innovativo, ispirato a recenti ipotesi secondo cui il pensiero sarebbe una simulazione mentale di progressive azioni e conseguenti percezioni. Dreams4Cars si prefiggeva, infatti, di accrescere la capacità dei veicoli intelligenti di operare correttamente anche in situazioni rare, quelle che portano a incidenti stradali. Uno dei limiti degli approcci correnti per ottenere la guida autonoma, infatti, è quello di non essere abbastanza flessibile e in grado di gestire situazioni impreviste, che potrebbero realizzarsi di raro e quindi sconosciute con sufficiente dettaglio al progettista. In altre parole, i sistemi di guida sviluppati finora mancano di autonomia intesa come capacità di affrontare e risolvere anche situazioni che non erano state considerate nella programmazione. Ci sono ormai numerosi esempi di auto a guida autonoma che occasionalmente si trovano incapaci di agire o di agire correttamente. Rientra fra questi l’incidente occorso a Uber, nel quale il veicolo pur avendo individuato un ostacolo che non riusciva a classificare (un pedone che portava a mano una bicicletta) restava incapace di decidere, in attesa di sapere che cosa fosse il misterioso oggetto.

COME racconta Da Lio: «Negli anni finali del progetto Dreams4Cars abbiamo elaborato un piano di trasferimento tecnologico da cui emerge che il carattere fortemente innovativo di Dreams4Cars ne rende non immediata la penetrazione nel mercato automotive. In ingegneria si tende infatti a preferire tecnologie consolidate, ma a rendere la nostra metodologia vincente potrebbero essere la richiesta di nuove idee che deriva dai limiti sempre più evidenti degli approcci tradizionali, rigidamente programmati, della guida autonoma». Ora c’è una chance ulteriore. Il cervello artificiale di Dreams4Cars nelle scorse settimane è stato ammesso a IP Booster, un programma europeo che fornisce gratuitamente consulenza professionale e specializzata sulla proprietà intellettuale per sviluppare le migliori strategie di valorizzazione delle tecnologie. Ad accompagnare il team nella candidatura sono state la Divisione Supporto Ricerca scientifica e Trasferimento tecnologico dell’Università di Trento e la Fondazione HIT - Hub Innovazione Trentino.
I servizi avanzati per l’analisi della proprietà intellettuale offerti dalla Commissione Europea tramite il progetto IP Booster sono finalizzati all’esplorazione del mercato potenziale per il software dell'agente che imita il comportamento umano e alla valutazione del panorama competitivo.

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