QUANDO con l’amico
Antonello Venditti pubblicò il primo LP, Theorius Campus, Francesco De Gregori
aveva ventun anni. Era il 1972. L’anno seguente debuttò come solista
(Alice non lo sa) e da allora sono venuti più di venti album in studio, che
hanno cambiato la scena della musica italiana grazie a una capacità di
fascinazione forte e rara: canzoni uncinanti che amano attingere dal folk
anglosassone, dal rock, dalla musica popolare italiana, brani a volte elusivi e
sfuggenti, enigmatici, capaci però di aprirsi a tutti, come dev’essere per la
grande canzone. In quasi cinquant’anni di attività De Gregori ha scritto e
cantato più di duecento testi, che mai prima d’ora erano stati oggetto di una
raccolta integrale.
COME ha fatto Enrico Deregibus, stimato studioso e cultore della canzone italiana, specie d’autore, ad annotare e commentare i brani? Ne ha fatto una radiografia approfondita di come sono nati e si sono sviluppati, indagandone le numerosissime sfaccettature, con molte rivelazioni inedite, analisi, aneddoti e con centinaia di dichiarazioni rilasciate negli anni da De Gregori. Più di 700 pagine. “Francesco De Gregori. I Testi. La storia delle canzoni” che Giunti fa arrivare in libreria il 30 settembre (pagg. 720 - € 28 - collana Bizarre), è un volume imponente, un caso quasi unico fra i libri dedicati a un cantautore nel nostro Paese.
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